Posada è uno dei centri abitati sardi più antichi in assoluto; le sue specifiche caratteristiche storiche, architettoniche e naturali hanno consentito l’ingresso del comune nel club dei Borghi più belli d’Italia e. quindi, nella federazione dei luoghi più belli del mondo che conta attualmente 245 località italiane.
Storia
La scoperta negli anni ’20 di una statuetta rappresentate un Ercole Italico del V-IV secolo a.C. unitamente al ritrovamento di reperti di pari epoca, testimonia la presenza dell’uomo sin da tempi remoti.
Di fatto Posada fu un centro italico-etrusco, collegato probabilmente al primo tentativo di colonizzazione della Sardegna attuato dai romani già in epoca punica.
Feronia è il nome che nelle prime carte nautiche si reperisce per aree riferibili a quelle di Posada e. qualche documento, indica altresì l’esistenza di un centro abitato con questo nome. Il luogo è però scomparso e solo delle ipotesi mirano ad identificarne il sito con l’area detta di Santa Caterina.
Il periodo posteriore alla conquista romana della Sardegna (238 a.C.) è segnato in questa zona dalla creazione (o, assai più probabilmente, l’ampliamento) del Portus Liquidonis (o Portus Luguidonis) che si trovava in località San Giovanni, nella cala a fianco alla torre aragonese, attuale porto di Posada- La Caletta.
È interessante notare che Posada era, al tempo, un vivace centro di scambi con i mercati dell’interno, fungendo da tappa intermedia con Olbia; ad Olbia, infatti, giungeva il naviglio di grosso tonnellaggio proveniente da Ostia e dagli altri porti tirrenici, e da Olbia proseguiva con natanti più agili per il Portus Liquidonis, dove sarebbe stato sbarcato per proseguire via terra verso il Nuorese lungo le valli che costeggiano il Monte Albo.
Con i Romani comincia a diffondersi il nuovo nome di Pausata (poi confluito nello spagnolesco attuale), anche nelle varianti Possata, Pasada (come in sardo), Passata (latino volgare). Nel nome, il destino di un luogo di sosta, tappa di viaggio, stazione di cambio cavalli, nodo di scambio fra trasporto terrestre e marittimo. Luogo di frontiera, dunque, fra terra e mare, ma anche fra “terre” e “terre”.
Come sostengono altri studiosi, il nome Pausada potrebbe derivare dall’antico nome Pausania (o Fausina) che viene di solito riferito all’antica Olbia e non invece all’attuale Posada. Il nome, inoltre, così come si vuole per tante altre località poste alla foce di un fiume potrebbe significare proprio questo: “luogo dove il fiume (formando stagni prima di sfociare in mare) si posa”.
Nel 1095, con la bolla del 4 aprile, il papa Urbano II (l’ispiratore delle Crociate) nomina per la prima volta Posada in documenti ufficiali dell’Età Giudicale: la “corte” di Santo Stefano di Pausade (popolarmente chiamata “sa Cathedrale”) era confermata fra le disponibilità dei monaci benedettini clunyacensi del convento di San Vittore di Marsiglia, i “Vittorini”. Nel 1088 era stato Gregorio VII a darla loro in concessione perché divenisse sede di priorato e ospedale.
Salvatore Italo Deledda, acutissimo storico sardo, si spinge a identificare Posada con quella non accertata Phausania che spesso compariva nei documenti dell’epoca come centro degli interessi dei monaci benedettini e dell’affermazione del loro potere temporale nell’Isola, nonché “caserma” teologica per l’opera di evangelizzazione delle aree interne, presumibile sede di diocesi. Per altri il nome Posada potrebbe derivare da Poseidon.
L’età dei Giudicati sardi, che va dal IX secolo al XV, vide Posada quasi costantemente in una difficile situazione di terra di confine, al limite meridionale del Giudicato di Gallura (di cui era una curatoria) ed a quello settentrionale del Giudicato di Arborea.
A questo periodo risale la costruzione del Castello della Fava (XII secolo), più tardi definito “multis proeliis clarum” e la fortificazione dell’abitato con più cinte murarie, delle quali sopravvive solamente quella più elevata.
Conquistato e riperso più e più volte, a seguito di alterne occupazioni il castello fu sede di residenza dei Giudici Galluresi e, dall’altro versante, vi risiedette sporadicamente anche la stessa Eleonora d’Arborea.
Non essendo un presidio militarmente ben difendibile (a paragone di altri castelli del tempo) e quindi “sicuro”, molti studiosi convengono che potesse realmente trattarsi di una sorta di residenza turistica ante litteram.
La virulenza della malaria, favorita dalla rilevanza delle superfici a stagno, causò uno spopolamento del paese intorno al 1345 ed un calo della produzione, ma non delle tasse pretese dalla Corona d’Aragona in guerra con l’Arborea, tanto che, più per l’oppressione fiscale che per timori sanitari, le zone furono quasi completamente abbandonate.
Poco dopo Posada fu nuovamente arborense e tale rimase sino al definitivo declino della potenza autoctona.
Territorio e Natura
Il delta del Rio Posada, appendice a valle del Parco Naturale Regionale dell’Oasi di Tepilora e, tutta la sua rete di canali e stagni, offre al visitatore naturalista meravigliosi paesaggi, arricchiti dalla presenza di diverse specie ornitologiche che qui trovano le condizioni ideali per la nidificazione.
La valle di Posada, creatasi per sedimentazione alluvionale, contiene numerosi spunti di interesse naturalistico. Se già la peculiare conformazione geologica manteneva una certa difficoltà di accesso alle terre scoperte, il dislocamento di numerosi stagni ed impaludamenti, flemme dei vari tronconi del fiume, ha certamente avuto un ruolo di fondamentale importanza nella preservazione di endemismi e rarità botaniche e faunistiche, avendo di fatto tenuto a bada i fisiologici processi di antropizzazione.
Così oggi è possibile praticare osservazione naturalistica e birdwatching, a volte senza nemmeno abbandonare le strade asfaltate.
Dalla tartaruga d’acqua dolce al cavaliere d’Italia e il pollo sultano, un rallide di colore blu intenso che nidifica da anni in alcuni luoghi del delta del fiume. Presente anche il maestoso falco di palude riconoscibile da una macchia bianca sul capo. Le zone offrono diversi scenari faunistici alquanto singolari, essendo quelli entomologici, ornitologici e botanici tutt’affatto unici.
Anche il mare, resta suggestivamente incontaminato, sia a causa delle dimensioni delle spiagge che comunque non corrono rischi di affollamento (il Golfo di Posada si estende, dalla punta di Orvile a Santa Lucia di Siniscola, per circa 20 km), sia per il rapporto fra la lunghezza delle spiagge ed il fronte di retroterra direttamente sfruttabile (cioè le zone non umide).
Le spiagge di Posada inoltre dal 2008 hanno ottenuto il prestigioso riconoscimento delle Cinque Vele conferito da Legambiente.
Tradizioni e Cultura
Tra le diverse sagre la principale festeggia la Madonna del Soccorso, che cade in data variabile la prima domenica dopo Pasqua. Inoltre a Posada si festeggia il patrono, Sant’Antonio Abate il 17 Gennaio, con una festa dove si dà fuoco ad un unico immenso cumulo di cisto, raccolto nei giorni immediatamente precedenti. Il caratteristico rituale prevede 3 giri intorno al falò in processione. In seguito si distribuiscono dei dolci tipici, quali “sos cogoneddos” e “s’aranzada”, benedetti durante la cerimonia ecclesiastica e rigorosamente fatti a mano dalle signore di Posada. A fine settembre si svolge anche la sagra campestre nel santuario di San Michele.
Negli ultimi decenni si sono moltiplicate a Posada le iniziative culturali, principalmente volte al recupero di valori di valenza regionale.
Nella letteratura sarda, Posada è sede del “Premiu ‘e poesia sarda Posada“. La selezione riguarda opere in lingua sarda, rimate o meno, raggruppate per diverse sezioni.
Da qualche anno, Posada è promotrice di importanti lavori lirici organizzati da Posada Festival Lirica Classica Cinema.